5/12 – Fuga in solitaria

Dopo 3 giorni di fermo, e con la certezza di altrettante a venire, ho deciso di fare uno strappo.
Cosicchè con leggero ritardo sono partito alla volta della Grotta del Leone.
L’obbiettivo era quello di pedalare un poco con il ‘MIO’ ritmo e fare muovere un poco le gambe.
 
Mi sono accorto infatti che la “curva caratteristica” del mio carico di rottura (se così la possiamo chiamare in analogia con qualche termine preso in prestito dalla Meccanica) è completamente diverso dagli altri Biker e mi trovo spesso ad andare fuori regime quando siamo in gruppo, o  sotto la freq. di soglia o molto sopra.
 
Mi ritrovo così a pedalare con frequenza cardiache sotto i 150, oppure oltre i 180 con gli svantaggi che potete immaginare.
 
Ore 14:40 parto verso la Porcara, il freddo è pungente ed il cielo coperto con grosse nuvole grigie nn promette nulla di buono, dovrò salire molto e sono partito ‘leggero’ (pantaloncini corti e maglietta estiva), contando sul fatto che poi alla Traversa riscalderò, per adesso sto morendo dal freddo e sono costretto a pedalare in discesa, raggioungendo presto velocità eccessive (per la strada).
 
Decido subito di levarmi il torpore di dosso ed affrontare subito la salita che dal fiume arriva alla Porcarella, onde ‘riscaldare’.
 
La salitona non è stata da meno rispetto ai miei ricordi. Il primo tratto ripidissimo ha richiesto tutte le marce, poi un poco allentato e di nuovo il tratto ripido che ha soddisfatto il mio desiderio di riscaldare; adesso non sentivo più freddo.
 
Ovviamente il benessere è durato poco, poichè dopo il dosso ed il relativo tratto sterrato e iniziata la discesuccia, ed il leggero sudore, con la temperatura non proprio primaverile ….
 
Immessomi nella SP61, proseguo tutto asfalto verso il villaggio Madonnina, cercando di tenere la frequenza cardiaca a regime.
 
Appena è iniziata la salita (zona tiro a piattello) un vento potente e gelido (proveniente dal mare, che si incuneava nella valle formata dalle due montagne) mi spingeva a tratti, ed a tratti mi si opponeva. Fortunatamente ero in salita ed avevo raggiunto l’equilibrio termico. Poi dato che andavo piano la reistenza non era tanta (saprete che la resistenza con l’aria aumenta in modo quadratico, ovvero col quadrato della velocità), i problemi sarebbero stati al ritorno, semmai.
 
Via via che salivo, la grotta del Leone si avvicinava di più, mentre il tempo analogamente peggiorava, tingendo di nero i grossi nuvoloni, che oramai coprivano quasi tutto il cielo.
Naturalmente anche la temperatura si è abbassata, ed il vento gelido penetrava ogni piega della mia povera tuta estiva, se non mi becco un malanno adesso, non lo prenderò più (ho pensato).
 
Mi sono fermato per fare qualche foto ed in quei pochi minuti di fermo, mi è venuta la pelle d’oca dal freddo pungente. Ora piove ho pensato, e con chi devo condividere questo piacere ? Con nessuno ?
 
Dai resisti, avanziamo. Riparto, controllo i tempi, passo diverse masserie, mucche, pecore, capre, abbeveratoi, poi decido di non rischiare, dato che sono molto lontano dalla mia Domus.
 
Faccio inversione, adesso mi aspetta la discesa (mi illudo), do tutte le marce e comincio a pressare sui pedali. Il vento si oppone in maniera prepotente, frenando la mia corsa anche in discesa, e costringendomi a calre qualche marcia e pedalare con forza per avanzare (e siamo in discesa), in un paio di curve il vento trasversale mi tenta un agguato, ma la bici resiste, i miei Geax fanno egregiamente il loto lavoro, dimostrandosi un’ottima scelta e premiando la mia decisione fatta a suo tempo per tale profilo.
 
Sono sicuro infatti che con una ltro tipo di scolpitura, magari più accentuata e con le spalle meno arrotondate, in curva sarei caduto sicuramente, perdendo adesione improvvisamente a causa della folata di vento che è uscita (in più di una occasione) appena ero dentro al curva.
 
Avanzo faticosamente e solamente quando sono sotto vento riesco a prendere velocità, mentre continuo a pedalare guardando il cardio e regolandomi di conseguenza.
 
E’ finita la discesa e siamo nel ponte sopra il fiume “La Milicia”, ora inizia la salita, mi sento pronto, il periodo di riscaldamento è finito, ora si pedala sul serio, in pochi minuti sono all’incrocio per Casteldaccia, stupendomi di me stesso, mentre una energia insperata comincio a sentire sulle gambe, purtroppo era tardi e non ho potuto ‘alimentarla’ adeguatamente.
 
Taglio per il primo incrocio a sx (quello che conduce al cozzo/bolognetta) e poi già fino al primo dosso, mentre la salita dal fiume si disintegra sotto i miei piedi, arrivando in paese alle 16:10 … che strano, me la ricordavo più lunga quella salita.
Meglio, ritorno a lavorare prima !
 
E Sabato .. Pioverà ?
E Domenica ? Avremo il giusto premio per questa escursione a lungo pianificata ed organizzata che presenterà qualche sorpresa per i partecipanti ?
Non ci è dato saperlo, lo sapremo solo vivendo.
 
Alla Prox.
 
 
 
 
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Una risposta a 5/12 – Fuga in solitaria

  1. Gianvito scrive:

    MITICOOOOOOOOOOOOOOOOOO

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